Regione Marche
Museo del Risorgimento

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Inaugurato nel 1994, è costituito da tre strutture; l’area della battaglia con l’Ossario-Sacrario dei caduti, il Monumento Nazionale delle Marche in onore dei vincitori di Castelfidardo, le sale espositive ospitate nello storico palazzo Ciriaco Mordini.
In queste ultime sono illustrati gli avvenimenti militari – politici e la situazione culturale e sociale del Risorgimento, con particolare riferimento alla battaglia di Castelfidardo del 18 settembre 1860.
La sezione didattica si articola in pannelli espositivi organizzati per temi che presentano gli eventi dell’epoca e la loro evoluzione dall’11 settembre 1860 alla resa di Ancona del 29 settembre successivo. I primi pannelli sono dedicati al territorio marchigiano ed allo Stato Pontificio dell’epoca, nonché all’azione dei corpi volontari del Montefeltro.
Dopo la presentazione del quadro di battaglia e delle lettere diplomatiche che precedettero la dichiarazione di guerra, altri pannelli descrivono le operazioni che hanno interessato Urbino, Pesaro e Fano, oltre alle azioni successive verso Ancona. Vengono poi illustrate le manovre pontificie di radunata e marcia dall’Umbria alle Marche via Colfiorito.
Il cuore della sezione è rappresentato da quattro pannelli che descrivono lo scontro di Castelfidardo con i movimenti dei due eserciti il 18 settembre 1860, dalle ore otto alle dodici, fino alla soluzione del conflitto ed al successivo atto di resa a Villa Musone con capitolazione poi a Recanati.
Dott. Cav. Gen. MASSIMO COLTRINARI – Ex sovrintendente museo del risorgimento di CastelfidardoLungi da ogni interpretazione polemica, lo stemma adottato, che compare in ogni pubblicazione, invito o manifesto del Museo, ha un’origine prettamente cattolica e segno della volontà di Pio IX di onorare coloro che si misero al suo servizio per difendere i suoi diritti. Quando nel 1982 si ebbe la certezza che vi era la possibilità di creare un Museo Risorgimentale a Castelfidardo, si indisse una riunione, che poi si tenne nel febbraio del 1983 in Municipio (presenti oltre al sottoscritto i rappresentanti politici dell’epoca, Paoloni,
Bugiolacchi e gli esperti invitati appositamente i professori De Vita, Arpino e Crociani). Si individuarono le linee essenziali del linguaggio museale. Si convenne di dare un’impronta più pontificia che sarda al Museo, nella convinzione che di musei “nazionali” in Italia vi era abbondanza e che di “pontifici” vi era solo quello Storico Lateranense. In più si voleva dare risalto alla parte pontificia, nella convinzione che questo segmento di storia italiana fosse poco conosciuto, demandando alla seconda struttura museale (il complesso monumentale di Cialdini) il compito di rappresentare la parte sarda. In questa ottica la scelta doveva cadere su un simbolo che ricordasse lo Stato pontificio che avesse attinenza con Castelfidardo.

Museo del Risorgimento

28 February 2019

La medaglia Pontificia per la Battaglia di Castelfidardo

Scartate subito le chiavi decussate, si esaminarono vari elementi dell’ uniformologia pontificia (i segni distintivi degli Zuavi, dei Carabinieri svizzeri e di altri corpi che combatterono a Castelfidardo), ma subito ci si accorse che la migliore scelta era adottare la “Medaglia di Castelfidardo”. Su consiglio del Pro ministro per le Armi, De Merode, Pio IX aveva fatto coniare una Medaglia commemorativa al fine di premiare i soldati che si erano battuti in suo nome. La medaglia fu istituita con Breve del 12 novembre 1860, applicato con Ordine n. 484 dell’8 dicembre 1860 del Ministero delle Armi, con la motivazione “per tutti coloro che avessero preso parte attiva alla campagna del 1860 contro l’Esercito Sardo invasore”. I privilegi connessi alla Medaglia erano di ordine morale e economico: tutti coloro che ne erano insigniti erano dichiarati benemeriti della Chiesa Cattolica, della Sede Apostolica e di tutte le Società Umane; concedeva il beneficio di un anno in più nel computo del servizio per la pensione. I gradi erano quattro: oro Smaltata in blu per gli Ufficiali Generali, oro per gli Ufficiali Superiori, argento per gli Ufficiali Inferiori, metallo bianco per i Sottufficiali e Truppa. La Medaglia consisteva in una croce capovolta, a significare, in ricordo del Primo degli apostoli e di come fu ammazzato, il “martirio” a cui la chiesa, e i suoi difensori, in quel 1860 era sottoposta di novelli pagani, con il motto “Victoria, quae vicit mundum, fides nostra”; sul retro porta l’iscrizione “Pro Petri Sede, Pio IX P.M.A.XV”. Da questa iscrizione veniva chiamata la Medaglia Pro Pedri Sede. Le iscrizioni erano su un disco, che racchiudeva la croce capovolta, all’interno del quale era disegnata una serpe che si mordeva la coda, a significare il peccato mortale che si compiva a chi osava attaccare la chiesa. I Romani, sempre dissacranti, immediatamente definirono la Medaglia la “ciambella” o il “Ciambellone”, per le sue dimensioni fuori norma medaglistica, di Castelfidardo, tanto che nel 1867, memori di ciò per la Medaglia di Mentana fu scelta una croce germanica ridotta. La Medaglia era attaccata ad un nastro bianco, giallo e rosso, su cui si attaccavano delle fascette,a significare la partecipazione dell’insignito al fatto d’arme. Le fascette erano sei: Viterbo, Pesaro, Fano, Sant’Angelo, Castelfidardo e Ancona. Al massimo, per ovvi motivi, si avevano una o due di tali fascette per ogni insignito. Nel 1984 nel momento in cui si doveva riprodurre il simbolo sulle locandine per il primo Convegno di Studi, si decise di stilizzare la Medaglia. Da qui il simbolo, che, sembra, ultimamente sia stato al centro di polemiche. Con tale simbologia si voleva, e si vuole, ricordare coloro che, ad oggi quasi dimenticati, combatterono per la causa pontificia, in uno spirito di conciliazione.

I numeri

Il museo accoglie circa 130 pezzi donati da collezionisti privati o da altri musei stranieri.

Curiosità
Tra l’oggettistica è interessante un portaprofumo, dono della famiglia Ferretti, con l’effige di Pio IX e, sull’altro lato, un giovane che scrive sul muro “Viva Pio IX”.

I martiri
Oltre agli eventi militari illustrati nei pannelli, il museo espone documenti inerenti la battaglia quali la nascita del mito dei martiri di Castelfidardo, concretizzatosi nell’edizione di un libricino di preghiere dedicate ai caduti pontifici.

La selva
Una sezione del Museo è dedicata alla Selva di Castelfidardo, area della battaglia, attualmente protetta. L’Università di Camerino ne ha fatto sede di studio per le sue peculiarità botaniche.

Per visite guidate al bosco è possibile rivolgersi al servizio guide della Fondazione Ferretti: per informazioni e prenotazioni    tel.  071/780156    email  info@fondazioneferretti.org

Galleria Fotografica

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Comune di Castelfidardo

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