15 Novembre 2012
Sant’Ignazio di Antiochia amava dire che ‘si educa attraverso ciò che si dice, di più attraverso ciò che si fa, ancor più attraverso ciò che si è…
Una massima molto appropriata sempre, ma ancor più in questi tempi, in cui sembra essersi ancora più aperta la ‘forbice’ dell’incoerenza.
Si tratta di un principio ancora più interessante quando si parla di sport, una delle dimensioni più amate dai ragazzi e anche – proprio per questo – che presenta grandi opportunità educative, sia attraverso la semplice attività sportiva di base, come anche attraverso lo sport organizzato.
E’ stata a questo proposito interessante la riflessione che si è sviluppata a Osimo, per iniziativa del Panathlon, che ha chiamato attorno a un tavolo il vescovo di Macerata, Claudio Giuliodori, nella veste di Presidente della Commissione Cei per lo sport; Edio Costantini, presidente del Centro Studi del CSI e Andrea Zorzi, indimenticato campione dell’Italia mondiale di Velasco.
Zorzi, va detto, molto a suo agio, anche grazie all’esperienza di commentatore sportivo Sky, ha impresso il suo timbro di provocatore, dicendosi sùbito allergico a ogni forma di retorica su questo come su altri argomenti, e mettendo a nudo anche le contraddizioni che circondano questo mondo, in primis nel mondo degli educatori.
I ragazzi si accorgono subito, ad esempio, se il messaggio verbale entra in conflitto con quello comportamentale. Per un educatore, quindi, comportarsi in modo diverso da quel che va dicendo non solo cancella il messaggio verbale, ma lo squalifica. Naturalmente nei ragazzi poi ‘entra’ il messaggio comportamentale, il cosiddeto esempio, prima ancora di quello verbale, la cosiddetta ‘predica’.
Zorzi, a questo proposito, ha chiarito che nello sport l’assenza di impianti e strutture adeguate può essere un vero problema, ma spesso è un alibi, perché l’attività sportiva è praticabile ovunque, anche all’aperto, come avviene sistematicamente in paesi che hanno un clima peggiore del nostro.
Noi abbiamo poco feeling con lo sport perché abbiamo modelli poco credibili che lo propongono. Solo il 48% degli italiani fa ‘qualche’ attività sportiva e solo il 9% lo fa in modo definito ‘sistematico’. E ancora, raramente i genitori danno l’esempio ai figli di uno sport sano, coltivato per essere migliori e non solo per tentare di diventare campioni o ancora peggio per guadagnare tanti soldi. Altrettanto raramente, quindi, in famiglia, vediamo padre o madre, o entrambi insieme, alzarsi mezz’ora prima per far jogging e magari proporlo anche ai figli.
L’immagine di uno sport cercato per educare il proprio corpo, farlo stare meglio e stare meglio complessivamente come persone è – in definitiva – abbastanza lontana dalla nostra storia quotidiana, Al di là della retorica, questo è il passaggio di fondo. A questo radicale cambio di mentalità si sono agganciati anche il Vescovo, Claudio Giuliodori, segnalando il grande sforzo realizzato dai vescovi, in collaborazione con la Regione, per far nascere nuovi oratori, ben 20 ne sono nati negli ultimi cinque anni nella sola diocesi di Macerata. Il vero problema, ha precisato Giuliodori, è la scarsità di educatori e anche di genitori che si mettano in gioco in questi progetti. Grande anche lo sforzo di elaborazione della Cei, per un progetto che saldi fede e esperienza sportiva. Non solo semplice attività sportiva, ma anche sport di gruppo, aggiunge Edio Costantini, perché è solo nella società sportiva, nel rapporto con un allenatore e con gli altri compagni che si esprime meglio la capacità di socializzare, stare in mezzo agli altri dandosi regole e imparando a rispettarle.
Share the post "Sport, etica e comunicazione: le provocazioni di Zorro"
Comune di Castelfidardo