30 Agosto 2010
Uno scatto in avanti in termini di qualità dei contenuti, una serata fra amici per la profondità delle riflessioni. La presentazione del libro “Fuori tempo massimo”, firmato da Auro Bulbarelli ed edito dalla Excelsior, è stata il pretesto per un dialogo a 360° sul mondo del ciclismo e sulla passione per i “pedali” di una città fiera di avere alimentato nel tempo una lusinghiera tradizione. Nell’accogliere i prestigiosi ospiti nell’intima atmosfera del “salotto buono” di Palazzo Mordini, il Sindaco Mirco Soprani non ha lesinato ricordi personali e una promessa: «Abbiamo conosciuto l’attuale vicedirettore di Raisport in occasione della Tirreno-Adriatico, apprezzandone la grande competenza sportiva ma anche la capacità di contestualizzare storicamente e culturalmente i luoghi di ogni tappa; Piergiorgio Severini (presente nelle vesti di conduttore del dibattito ndr) è un amico di infanzia che sta facendo una bellissima carriera in Rai, di cui siamo orgogliosi di essere concittadini. Questa serata non capita a caso – ha proseguito il Sindaco -; per celebrare degnamente il 150° della battaglia che fu propedeutica all’Unità d’Italia, abbiamo chiesto l’assegnazione di una tappa del prossimo Giro d’Italia: non c’è ancora l’ufficialità, ma ne siamo praticamente certi, così come ci si sta adoperando per ripristinare un patrimonio prezioso come la Due Giorni Marchigiana, travolta dalla crisi negli ultimi due anni». Saggiamente stimolato da un Piergiorgio Severini particolarmente emozionato di “giocare in casa”, Auro Bulbarelli ha poi spiegato l’ispirazione di uno scritto «che parla di emozioni e di travagli interiori», un volume che con delicatezza utilizza pseudonimi e ad arte corregge il finale di una vicenda sin troppo “cattiva” per essere vera. Una virata che giunge per l’appunto “Fuori tempo massimo” perché il destino dei protagonisti, lo spagnolo Josè Maria Jimenez, il belga Frank Vandenbroucke e il “pirata” Marco Pantani, si era già tristemente compiuto: tre campioni inimitabili, tre ragazzi veri e sensibili, precipitati in un batter d’occhio dalla gloria degli altari sportivi al fango della cronaca nera. La scalata della lettura inizia dalla data – 5 giugno 1999 – che ha scosso per sempre la carovana rosa: il 52 di ematocrito rilevato a Madonna di Campiglio a Marco Pantani, la squalifica, lo scandalo e la tragedia che ne seguì. «Non penso alla malafede, ma qualcosa di strano quel giorno accadde – confida Bulbarelli –; quel valore fu riscontrato con un’attrezzatura sperimentale e se solo l’esame fosse stato ripetuto, oggi saremmo qui a raccontare un’altra storia. Pantani stava scomodo a molti: doveva essere solo ammonito, invece fu messo in croce un’atleta che, come gli altri due, non riuscì a reggere la pressione, passando dal ruolo di eroe a quello di traditore della patria. E’ la cronaca di dieci anni tristi, in cui il vostro telecronista ha visto accumularsi veli di polvere ed ipocrisia; è la descrizione di un rimpianto, perché si è voluta la pulizia totale senza avere il conforto delle tecnologie odierne e senza difendere un ragazzo che ha pagato col prezzo più alto colpe superiori alle sue, vivendo gli ultimi giorni nella solitudine di un uomo non più in fuga sulla bici ma abbandonato da tutti». E se nuovi Pantani, così come un grande organizzatore come Torriani, non se ne vedono all’orizzonte, la ricetta per rilanciare un Giro che sconta una collocazione temporale infelice rispetto al Tour, è quella di riservarlo alle Nazionali: «un sogno che è di tutti noi che amiamo questo sport, come il vostro concittadino Fred Mengoni, che nel libro ho inserito nel finale: servirebbero tanti personaggi come lui per far tornare il ciclismo ai fasti di un tempo».
Comune di Castelfidardo